I fantasmi di pietra
di Mauro Corona
anno di pubblicazione: 2006
casa editrice: Arnoldo Mondadori
TRAMA
Siamo nel piccolo paesino di Erto, “quello abbandonato dopo il Vajont”. L’autore passeggia nelle vie strette e ripide, si sofferma ad osservare gli alberi, le case, le botteghe, gli oggetti abbandonati, le poche insegne, e torna indietro nel tempo con la memoria, ricordando le persone che vivevano e lavoravano in quei posti. Racconta così storie, aneddoti e leggende che hanno segnato il tempo in quel paesino. Racconta la quotidianità, le esperienze dei ragazzini di allora, le antiche credenze, descrivendo i luoghi e le persone, con il loro carattere e le loro particolarità, porta alla memoria storie di alberi, animali e spiriti.
Nel piccolissimo paesino di Erto, lungo le sue pochissime vie, l’autore compie un lungo viaggio che si snoda attraverso le quattro stagioni e riporta in vita quei luoghi, con la speranza di vederli rinascere ancora.
RECENSIONE
Lo stile in cui il libro è scritto lo rende scorrevole e di facile lettura. E’ suddiviso in quattro capitoli corrispondenti alle quattro stagioni che segnano lo scorrere del tempo, inverno, primavera, estate e autunno, a loro volta separati in paragrafi di lunghezza variabile in base alla storia raccontata. La punteggiatura è utilizzata come se si volesse lasciare il tempo ai ricordi e alle immagini di tornare a galla e lo fa diventare un racconto da leggere con un ritmo lento, concedendosi anche il tempo di riflettere, immaginare e lasciarsi trasportare dall’emozione di quel ricordo. Più che leggerlo è stato proprio come sentirlo raccontare direttamente da un vecchio signore che abitava in quei luoghi.
Leggendo il libro si ha proprio la sensazione di camminare assieme all’autore lungo le vie di Erto, di entrare con lui nelle case, nei boschi e nelle contrade e di vedere chiaramente le persone che vengono descritte, gli oggetti della vita quotidiana. E’ sicuramente un importante spaccato di storia e nei racconti dell’autore si coglie la nostalgia dei luoghi e dei tratti di vita perduti, assieme all’amarezza per ciò che la vicenda del Vajont ha causato.
E’ un libro certamente interessante per chi ama scoprire scorci di vita passata, legati in questo caso a ciò che era prima del disastro del Vajont, ma anche per chi vuole conoscere il paesino di Erto, per chi l’ha visitato ma anche per chi lo vorrà vedere, magari ripercorrendo con i propri passi quelli dell’autore. Personalmente ho apprezzato camminare nelle ripide vie del paese e trovare punti di riferimento citati nel libro, così come mi ha fatto piacere vedere qualche casa rinascere, trasportata dalla speranza dell’autore di non perdere completamente questi luoghi e ciò che racchiudono.