A Santiago con Celeste
di Giuseppina Torregrossa
anno di pubblicazione: 2014
casa editrice: Marsilio
TRAMA
Quando un profondo senso di malessere e malumore travolge Giuseppina è una telefonata con la sua amica Celeste, anche lei in una condizione simile alla sua, a darle il via per compiere la scelta definitiva di partire insieme per il Cammino di Santiago de Compostela.
Tra incertezze e momenti di sconforto, iniezioni di fiducia da parte degli amici e scetticismo dei familiari, comprato lo zaino e riempito con le cose che lei ritiene necessarie, l’autrice parte assieme a questa amica tanto particolare ai suoi occhi.
Lo stato d’animo con cui Giuseppina affronta il cammino appare da subito ben lontano da quello che ci si potrebbe aspettare da un pellegrino e la voglia di ritornare a casa è frenata solo dalla necessità di non dare alcuna soddisfazione a chi le aveva detto che si sarebbe arresa immediatamente.
Dopo essere giunte a Pamplona in aereo e aver raggiunto Burgos e Leòn in treno, iniziano il loro cammino intervallato da un breve tratto in taxi per cause di forza maggiore e la scelta di alcune comodità che poco si accostano all’idea generale di pellegrinaggio.
Celeste è una compagna di viaggio molto lontana da ciò che l’autrice avrebbe desiderato, con un modo di affacciarsi alla vita ben diverso dal suo, un atteggiamento che la mette a dura prova e le fa capire da vari punti di vista quanto sia vero che il compagno di viaggio “non è quello che ti capita, né quello che ti scegli, ma quello che alla fine ti ritrovi accanto”.
RECENSIONE
Ciò che l’autrice racconta in questo libro è soprattutto un cammino attraverso il proprio stato d’animo, l’umore che l’accompagna alla partenza e il modo con il quale si approccia alla vita e alle persone che la affiancano.
Gran parte del libro è dedicata al racconto di tutte queste sensazioni che portano l’autrice a descrivere ogni cosa, ogni situazione e lo stesso atteggiamento della sua compagna di viaggio attraverso quel filtro che il suo stato d’animo pone tra lei e tutto ciò che le sta intorno.
Al Cammino vero e proprio vengono dedicate poche descrizioni, anch’esse “vittime” di questo malessere, fino ad un evolversi dell’approccio che l’autrice avrà verso sé stessa e ciò che la circonda. Il tutto è condensato in brevi capitoletti che risultano veloci da leggere ma forniscono spesso pochi elementi per calarsi nel viaggio, mentre riescono invece a trasmettere chiaramente lo stato di pesantezza e di chiusura dell’autrice e la difficoltà di interazione che nasce ad un certo punto tra le due amiche. Sebbene si colga l’importanza che il Cammino ha avuto per Giuseppina e per quello che le ha permesso di trovare in sé stessa, non viene dedicato molto spazi agli aspetti più concreti e introspettivi di questo cambiamento, come se non si volesse entrare troppo in profondità.